Carmel Mary Coonan (Università Ca’ Foscari) – CLIL e l’educazione linguistica

La storia del CLIL in Italia è ormai più che decennale eppure zoppica. Gli esordi del CLIL erano segnati da entusiasmo. Era osannato come la risposta a tutti i mali che affliggevano l’insegnamento delle lingue straniere. I successivi sviluppi sono stati segnati da resistenze, riserve e anche da rifiuto. Queste reazioni sono sorte in concomitanza con la regolamentazione del CLIL nel sistema scolastico italiano e il suo inserimento nell’Ordinamento della scuola secondaria superiore. La regolamentazione ha suscitato reazioni negative da una parte del corpo docente di lingue straniere che si sono visti defraudati del CLIL che fino ad allora avevano portato avanti con slancio, creatività ed efficacia (essendo all’epoca possibile istituire percorsi di codocenza). La regolamentazione ha suscitato reazioni avverse anche nei disciplinaristi che vedono il CLIL come un modo surrettizio di trasformarli in insegnanti di lingua e di imporre una metodologia di insegnamento estranea alla tradizione della scuola italiana.
Il contributo vuole mettere in evidenza che il CLIL nel sistema scolastico italiano zoppica non solo per via della carenza di docenti disciplinaristi con le competenze linguistiche necessarie per svolgere i programmi ma anche per via della mancanza di una comprensione piena del concetto stesso. A tal fine vuole esplorare il significato base del concetto CLIL mettendo in evidenza il suo ruolo fondamentale nell’educazione linguistica, con implicazioni che vanno oltre il solo campo delle lingue straniere. Diventerà chiaro che il CLIL, pur nascendo in riferimento alle lingue straniere, è di fatto un concetto fondamentale nel discorso dell’educazione linguistica in senso molto ampio. Con questa consapevolezza diventerà chiaro quanto sia necessario lavorare (nella formazione) su tutta la questione lingua nella scuola e sulle conseguenti competenze metodologico-didattiche da sviluppare.

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